Giurisprudenza
Non c’è dubbio che la parte più interessante relativa allo stato di
necessità, in sede civile, sia l’indennità prevista per chi subisce il
danno.
Cass. civ. Sez. III, 18-11-2010, n. 23275.
L'art. 2045 cod. civ., laddove riconosce in favore del danneggiato
un'indennità nell'ipotesi in cui chi ha compiuto il fatto dannoso abbia
agito in stato di necessità, ha una funzione surrogatoria od
integratrice, avendo lo scopo di assicurare al danneggiato un'equa
riparazione; ne consegue che non è affetta da violazione di legge la
sentenza con cui il giudice d'appello, individuati nel fatto gli estremi
dello stato di necessità e corretta in tal senso la motivazione della
prima sentenza (che, invece, aveva attribuito al danneggiante la
responsabilità risarcitoria ai sensi dell'art. 2043 cod. civ.),
esercitando il proprio giudizio equitativo, liquidi in favore del
danneggiato, a titolo di indennità, la stessa somma di danaro che il
primo giudice aveva liquidato a titolo risarcitorio. (Rigetta, App.
Venezia, 25/03/2005). FONTI CED Cassazione, 2010
Un particolare caso; un
automobilista ha invocato lo stato di necessità perché non trovava
parcheggio e pretendeva di non subire le sanzioni amministrative
previste per il suo comportamento ( violazione art. 158 codice della
strada). La sentenza ha il pregio di ribadire le caratteristiche
oggettive, e non soggettive, dello stato di necessità.
Cass. civ. Sez. I, 12-10-2006, n. 21918
Per ravvisare lo stato di necessità,
previsto dall'articolo 2045 cod. civ., è richiesta la sussistenza della
necessità di salvare sé o altri dal pericolo attuale di un danno grave
alla persona in relazione al quale non è comunque possibile pretendere
dall'agente un comportamento diverso. Il disagio provocato dalla
mancanza o insufficienza delle aree destinate a parcheggio è quindi
inidoneo a costituire uno stato di necessità, anche nel caso di non
osservanza da parte del comune della disposizione dell'articolo 7,
ottavo comma, del d.lgs. n. 285 del 1992, in quanto la norma,
tipicamente di azione e diretta alla regolamentazione della circolazione
nei centri abitati, non attribuisce alcun diritto soggettivo agli utenti
della strada e in particolare non giustifica l'inosservanza dei divieti
di fermata e di sosta di cui all'articolo 158 del codice della strada.
(Rigetta, Giud. pace Lodi, 25 Maggio 2001) FONTI Mass. Giur. It., 2006
Se si è chiesto in giudizio il risarcimento del danno, e non
l’indennizzo ex art. 2045, il giudice può comunque riconoscere
l’indennizzo senza violare l’art. 112 c.p.c.? A quanto pare sì, perché
la richiesta di indennizzo è sostanzialmente compresa in quella di
risarcimento.
Cass. civ. Sez. III, 19-08-2003, n. 12100
In tema di illecito, qualora l'attore
abbia chiesto il risarcimento dei danni e sia stato accertato che il
convenuto aveva agito in stato di necessità, il giudice deve applicare
d'ufficio l'art. 2045 c.c. , essendo implicita nella domanda di
risarcimento quella di corresponsione di un equo indennizzo, anche in
assenza di un esplicito richiamo, da parte del danneggiato, alla
ricordata norma ex art. 2045 c.c.
FONTI Mass. Giur. It., 2003
Una questione
interessante, è possibile chiedere l’applicazione dello stato di
necessità in caso di incidente stradale? Sì, se sussitono le condizioni.
Cass. civ. Sez. III, 19-07-2002, n.
10571
L'art. 2045 c.c. , il quale prevede
che l'autore del fatto dannoso commesso in stato di necessità è tenuto a
corrispondere una indennità al danneggiato, è applicabile anche nel caso
di danno cagionato da incidente stradale, purché l'autore del fatto
dimostri gli elementi costitutivi dell'esimente. L'apprezzamento
relativo alla ricostruzione del sinistro costituisce giudizio di merito
e, pertanto, è insindacabile in sede di legittimità, quando sia sorretto
da adeguato e corretto ragionamento. FONTI Mass. Giur. It., 2002. |