Giurisprudenza della Corte Costituzionale

La giurisprudenza della Corte Costituzionale ha accolto il principio di eguaglianza, e in una sentenza del 1957 ha affermato la tesi secondo cui l'eguaglianza deve essere intesa come trattamento uguale di condizioni uguali, e trattamento diseguale di condizioni diseguali, e poi successivamente, dopo qualche oscillazione, ha ritenuto che  essa stessa dovesse verificare l'esistenza del principio di ragionevolezza del trattamento disuguale; la Corte infatti con la sentenza n. 46 del 1959 ha fatto riferimento alla patente irragionevolezza e al manifesto arbitrio del legislatore, e poi con altra sentenza del 1960  ha affermato che il principio di eguaglianza è violato anche quando la legge, senza un ragionevole motivo, faccia un trattamento diverso ai cittadini che si trovano in situazione uguale.

Il principio di eguaglianza così interpretato diventa quindi un vincolo negativo per il legislatore, ed ecco che sorge il problema della coerenza della legge che, dal punto di vista dell'eguaglianza viene verificato dalla stessa Corte Costituzionale.