4 Domande cognizione

Nelle risposte, in grassetto le risposte esatte.

31. Che cosa sono la capacità processuale e la capacità di essere parte?

 

1. La capacità processuale e la capacità di essere parte sostanzialmente coincidono, perché si riuniscono sempre in capo ad un solo soggetto, sono delle figure di ambito strettamente processuale e non trovano corrispondenza nell'ambito del diritto sostanziale;

2. Possiamo definire la capacità di essere parte come l'attitudine ad essere parte di un processo, e quindi corrisponde alla capacità giuridica, mentre la capacità processuale è l'attitudine a svolgere un ruolo attivo in un processo, e quindi corrisponde alla capacità di agire;

3. La capacità processuale indica la possibilità di essere parte attiva in un processo, e si acquista con il 18º anno di età, mentre la capacità di essere parte spetta esclusivamente all'avvocato che è l'unico, salvi i casi previsti dalla legge, a poter rappresentare la parte del processo.

Risposta 31

 

32. Parlare di rappresentanza nel processo fa intendere esclusivamente l'ipotesi in cui una parte debba avvalersi dell'opera di un avvocato?

 

1. No, di solito come è possibile farsi rappresentare per il compimento di attività giuridiche, è anche possibile che un soggetto possa scegliere un rappresentante che lo sostituisca in un processo, soggetto che poi dovrà avvalersi di un avvocato di poter stare in giudizio.

2. Sì, e questo perché, salvi i casi previsti dalla legge e che fanno riferimento esclusivamente per il rito ordinario al giudizio incardinato dinanzi al giudice di pace, in un processo bisogna necessariamente farsi rappresentare da un avvocato;

3. In realtà non è proprio possibile la rappresentanza in un processo, perché la legge vuole che nel processo solo la parte personalmente vi possa stare, mentre la rappresentanza all'avvocato è esclusivamente di natura tecnica.

 

Risposta 32

 

33. È possibile concedere a un soggetto una procura generale affinché questi possa fare tutte le cause di cui è interessato il rappresentato?

 

1. Si è possibile e in tutti i casi, e ciò perché il principio fondamentale di autonomia privata permette ad un qualsiasi soggetto di nominare un'altra persona come rappresentante generale non solo dal punto di vista sostanziale, ma anche dal punto di vista processuale.

2. No non è possibile, perché il nostro ordinamento pur ammettendo la rappresentanza in giudizio, vuole che per ogni causa sia rilasciata una procura speciale al rappresentante;

3. Si è possibile, ma solo quando il rappresentante sia un institore, oppure rappresenti un soggetto che non ha residenza o domicilio in Italia;

 

Risposta 33

 

34. Quando il giudice rileva un difetto di rappresentanza di assistenza di autorizzazione è obbligato o meno a sanare questa situazione?

 

1. Si è obbligato, ma la sanatoria non avrà efficacia retroattiva, ma avrà effetto solo dal momento in cui il giudice avrà emesso il relativo provvedimento di sanatoria;

2. Si è obbligato, e la sanatoria ha efficacia retroattiva;

3. Si è obbligato, ma la sanatoria avrà effetto solo dal momento in cui la parte avrà effettivamente posto rimedio al difetto di rappresentanza di assistenza o di autorizzazione.

 

Risposta 34

 

35.Per aversi sostituzione processuale è necessario che la parte sostituita rilasci procura speciale al sostituto?

 

1.No, la sostituzione processuale si caratterizza proprio per il fatto  di essere prevista solo nei casi espressamente indicati dalla legge;

2. Sì, non è possibile che un soggetto si sostituisca un altro se non sia stato autorizzato dal sostituto, e ciò in applicazione dei principi generali in tema di rappresentanza;

3. La sostituzione processuale si caratterizza per il fatto che in alcune ipotesi la legge autorizza terzo a sostituirsi all'avente diritto in un processo, ma tale diritto non è assoluto, perché possiamo avere casi di sostituzione processuale dove è necessaria la procura da parte del sostituito, e casi sostituzione processuale dove la parte può agire autonomamente, cioè senza alcuna procura da parte del titolare del diritto.

 

Risposta 35

 

36. Nel caso di rappresentanza di enti non riconosciuti, la persona fisica che materialmente agisce nel giudizio agirà per se stessa oppure come rappresentanza dell'ente?

 

1. Gli enti non riconosciuti non hanno personalità giuridica, e di conseguenza non hanno capacità di essere parte; la persona che sta in giudizio in loro vece rappresenta sì l'ente, ma è lei la vera parte del giudizio in quanto la sentenza finale non potrà essere riferita a un ente che non ha personalità giuridica.

2. Anche se gli enti non riconosciuti non hanno personalità giuridica, è anche vero che dalla lettura dell'articolo 75 e dall'orientamento dominante in dottrina e giurisprudenza, si evince che la persona fisica che rappresenta l'ente non riconosciuto non è in giudizio per se stessa, ma come rappresentante dell'ente, che è quindi la vera parte del giudizio;

3. La dottrina è ormai giunta alla conclusione che anche l'ente non riconosciuto ha piena capacità giuridica, ma vi è comunque una differenza con l'ente riconosciuto; di conseguenza gli effetti della sentenza ricadranno sia sull'ente non riconosciuto, sia sulla persona fisica che rappresenta l'ente, che risponderanno in solido e in ogni caso dell'eventuale esito sfavorevole del giudizio.

 

Risposta 36

 

37. L'azione e il diritto sostanziale sono la stessa cosa?

 

1. No, l'articolo 24 della costituzione rende ormai evidente che azione e diritto sostanziale sono fenomeni giuridici diversi;

2. Sì, in definitiva sono la stessa cosa cioè due facce della stessa medaglia perché sarebbe inconcepibile pensare a un delitto di azione senza il diritto sostanziale;

3. Solo nei casi previsti dalla legge possiamo ritenere che vi sia questa identità, mentre tutti gli altri casi si applica la regola individuata dall'articolo 24 la costituzione.

 

Risposta 37

 

38. Nel nostro ordinamento trovano cittadinanza le cosiddette teorie moniste?

 

1. No, l'articolo 24 la costituzione distingue nettamente diritto ed azione, e del resto tali teorie non sono basate su solide argomentazioni logiche;

2. Non vi è nessun ostacolo di ordine concettuale e costituzionale ad ammettere l'esistenza di dette teorie, anche considerando che tali teorie affondano le loro radici nel diritto romano, che è il fondamento dell'attuale diritto dell'Europa continentale;

3. Le teorie moniste sono di due tipi, quelle che ritengono che esista solo l'azione e non il diritto sostanziale, e quelle che al contrario ritengono che esista solo il diritto sostanziale ma non l'azione. Sono quelle del primo tipo, aderenti al modello il diritto romano sono ammesse, mentre le seconde non trovano cittadinanza nel nostro ordinamento.

 

Risposta 38

 

39. Delle tre teorie dell'azione, quale si accetta al nostro ordinamento?

 

1. L'unica teoria che trova cittadinanza nostro ordinamento, e che ha le maggiori basi normative, è quella dell'azione in senso astratto, perché è vero che un soggetto per quanto possa proporre una domanda priva di fondamento, metterà in moto il meccanismo giurisdizionale; le altre due teorie, invece, non trovano alcun fondamento normativo del nostro ordinamento.

2. È assurdo affermare che tre teorie così contrastanti tra di loro possono contemporaneamente trovare cittadinanza nel nostro ordinamento, e quindi l'unica teoria accettata dal nostro ordinamento è la seconda, cioè l'azione come diritto ottenere un provvedimento di merito;

3. Tutte tre le teorie trovano fondamento in precise norme del codice civile e di procedura civile, e quindi possiamo affermare che tutte tre hanno cittadinanza nel nostro ordinamento;

 

Risposta 39

 

40. Chi è la parte che ha interesse ad agire?

 

1. La risposta è diversa a seconda delle teorie che si accettano nel nostro ordinamento, secondo la teoria che vede l'azione come il diritto ad ottenere un provvedimento sul merito, ha interesse ad agire la parte che afferma di essere titolare del diritto;

2. La risposta è diversa a seconda delle teorie che si accettano nel nostro ordinamento, secondo la teoria che vede l'azione come il diritto ad ottenere un provvedimento sul merito, ha interesse ad agire la parte che è stata lesa nella sua situazione di fatto e di diritto;

3. La risposta è diversa a seconda delle teorie che si accettano, secondo la teoria che vede l'azione come il diritto ad ottenere un provvedimento sul merito, ha interesse ad agire la parte che afferma di essere lesa nella sua situazione di fatto e di diritto;

 

Risposta 40