Gli indicatori della crisi
Passiamo ora ad un
altro argomento, e cioè gli indicatori della crisi.
Questi sono
definiti dall'articolo 13 del codice, che non possiamo fare altro che
riportare.
Come si vede
questi squilibri, a parte il caso del punto 2, sono rilevabili
attraverso appositi indici, che possiamo chiamare indici significativi
della crisi.
Questi indici sono
quelli che misurano la sostenibilità degli oneri dell'indebitamento con
i flussi di cassa che l'impresa è in grado di generare e l’inadeguatezza
dei mezzi propri rispetto a quelli di terzi.
Il codice li
definisce in generale, ma ho stesso codice dispone che la definizione
degli indicatori della crisi deve essere ulteriormente specificata, ciò
provvederà il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti
contabili.
Questo importante
compito, quindi, spetta al Consiglio nazionale dei dottori
commercialisti ed esperti contabili, che provvederà alla elaborazione in
relazione a ogni tipologia di attività economica secondo le
classificazioni dell'Istat.
In questo modo si
avrà una maggiore specificazione relativa agli indici significativi
della crisi.
È anche vero però
che in concreto questi indici possono risultare inadeguati relativamente
a una specifica impresa.
Per questo
l'impresa che non ritenga adeguati i detti indici generali elaborati dal
Consiglio dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, ne
specifica le ragioni nella nota integrativa al bilancio di esercizio e
indica sempre la stessa nota, gli indici idonei a far ragionevolmente
presumere la sussistenza di un suo stato di crisi. E vi sarà poi la
certificazione di un professionista che attesta la specificità degli
indici elaborati rispetto a quella tipologia d'impresa. Insomma questa
particolare impresa è come se dicesse per me indici di crisi sono
questi, e quindi non sono realmente in crisi se non raggiungo i miei
indici, invece lo sarei se seguissi il indici elaborati dal Consiglio
dei dottori commercialisti ed esperti contabili.
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