Atti contrari alla correttezza professionale

L'art. 2598 c.c. volutamente non definisce quali sono gli atti contrari alla correttezza professionale, lasciando all'interprete (e in particolar modo al giudice) il non facile compito d'individuarli anche se si tratta pur sempre di ipotesi residuali e diverse rispetto alle altre puntualizzate dall'art. 2598 c.c.

La Corte di cassazione, ad esempio, ha ritenuto che costituiscono parametri di valutazione della correttezza professionale le regole contenute nel codice di autodisciplina pubblicitaria, quali espressione dell'etica professionale e commerciale, alla cui tutela la norma civilistica è finalizzata (Cass.15\02\1999 n. 1259).

È considerato atto di concorrenza sleale lo storno di dipendenti particolarmente qualificati, soprattutto nel caso in cui si sottragga al concorrente non un singolo dipendente, ma un'intera squadra proprio allo scopo di creare danno (Cass. 9\06\1998 n. 5671)

Altre volte è la stessa legge che, in una sorta d'interpretazione autentica, individua alcuni di questi atti, come quelli che consistono nell'appropriazione d'informazioni relative ad un concorrente quando erano state prese misure idonee ad impedirne la diffusione