Condizione legale
Nozione |
la condizione legale o condicio iuris, si ha quando
gli effetti di un contratto, pur vincolante tra le parti sono sottoposti
al verificarsi di un evento voluto dalla legge. Gli effetti del
contratto possono essere sospesi o risolversi al verificarsi della
condizione |
Affine alla condizione volontaria, che abbiamo appena
visto, è la condizione legale, o condicio iuris che non è posta dalle
parti ma dalla legge.
In altre parole le parti subordinano l’efficacia di un contratto, già
perfezionato e quindi vincolante, all’avverarsi della condizione voluta dalla
legge. L’ipotesi di condizione legale cui si fa più spesso riferimento è
relativa ai contratti conclusi tra privati e enti pubblici; tali contratti
potranno avere efficacia solo se saranno autorizzati dagli organi di detti enti
pubblici, secondo le regole del procedimento amministrativo.
Come si vede è la legge che vuole che vi sia tale autorizzazione ( o il diverso
provvedimento previsto dalla norma) , senza il quale il contratto, pur
vincolante e valido, almeno inizialmente, non può produrre efficacia.
La condizione legale può essere sospensiva o risolutiva, ma il problema più
dibattuto riguarda i rapporti tra condizione legale e condizione volontaria, e,
in particolare, se sia applicabile alla condizione legale la disciplina prevista
per la condizione volontaria.
Vi sono, in proposito, tesi che ritengono essere la condizione legale del tutto
estranea alla condizione prevista dal codice civile, ma si ritiene, in
prevalenza, che entrambi i tipi di accadimenti siano riferibili a un concetto
comune di condizione, se non altro perché in tutti e due i casi gli effetti del
contratto (o la sua risoluzione) sono subordinati a una circostanza esterna al
contratto, di regola futura e dotata di un grado di incertezza più o meno ampio.
Stabilito che anche la condizione legale è assimilabile alla condizione
volontaria, sorge l’ulteriore problema di stabilire quali siano le regole
previste per la condizione volontaria applicabili (o non applicabili) alla
condizione legale, perché e fuor di dubbio che poiché la condizione legale trova
la sua fonte nella legge, e non nella volontà delle parti, non tutte le regole
previste per dal codice civile agli artt. 1353 e ss. le siano applicabili. Si
ritiene quindi, che anche in questo caso la parte debba comportarsi secondo
buona fede per mantenere integre le ragioni dell’altra, come anche si ritiene
che in pendenza della condizione legale sorgano situazioni di aspettativa
giuridicamente tutelabili.
Maggiori dubbi sorgono in tema di retroattività della condizione legale, anche
se si reputa che questa abbia efficacia retroattiva, salvo che tale effetto sia
incompatibile con la disciplina normativa prevista per il singolo caso di
condizione legale. Non è ovviamente applicabile la regola sulla rinuncia della
condizione unilaterale, perché si tratta di scelte che non rientrano nella
discrezionalità della parte, nel nostro esempio non potrebbe certo l’ente
pubblico stabilire che il contratto con il privato potrà avere efficacia anche
se non è stato autorizzato dall’organo competente.
Non trova spazio, poi, la finzione di avveramento della condizione prevista
dall’art. 1359 cc. perché nel caso in cui una parte abbia agito per non fare
avverare la condizione legale, ad es. impedisce che sia rilasciata una autorizzazione,
non si può pensare che questa comunque vi sia stata. Potrebbe trattarsi,
in tal caso, di inadempimento colpevole e la parte danneggiata potrebbe agire
per il risarcimento del danno, e sempre che non scelga poi di attivare le
procedure giurisdizionali o amministrative volte a far annullare la decisione
illegittima prese dalla pubblica amministrazione, recuperando così gli effetti
della mancata condizione.